Sulla Gratitudine
“Nulla è dovuto, nulla è scontato: la gratitudine”
“La gratitudine è la memoria del cuore”
(Lao Tse)
Cos’è la gratitudine
“Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare”, è ciò che descrive il dizionario di lingua italiana Treccani sul significato “gratitudine”.
Ma può indicare anche un sentimento più intimo e cordiale, sinonimo di riconoscenza (1).
Gratitudine e riconoscenza possono sembrare la stessa cosa, ma di fatto non lo sono: la prima è un sentimento, la seconda è la volontà di ricambiare materialmente ciò che ti è stato dato. Il sentimento della gratitudine aiuta a crescere e ci migliora, la riconoscenza è la sua estensione, un’azione correlata.
Pertanto i due concetti, anche se differenti sul piano semantico, sono inseparabili.
Di conseguenza, “sentire” e “dimostrare” sono intimamente legati, in particolare, quando si vivono relazioni significative famigliari, lavorative, educative, sociali. E’ chiaro che, quanto più si è consapevoli del valore di ciò che si è ricevuto, tanto più si è riconoscenti (Murdaca, 2015)(2).
La gratitudine, in un’ottica più ampia, è un sentire più generale rivolto alla vita: si può essere grati alla natura generosa che ciclicamente esplode, grati per un tramonto che ci coglie e ci sorprende per un istante mentre ci spostiamo in auto, grati per tutto quello che arriva (anche gli eventi spiacevoli) o per quello che viviamo. E ancora, si può essere grati per un dono inaspettato, per un gesto di cortesia di uno sconosciuto, per il supporto di un amico in un momento di tristezza o per un’azione o un pensiero del partner.
La differenza nell’essere grati sta nel nostro sguardo, nella nostra interpretazione delle cose che ci succedono e di quelle che ci circondano.
Il presente contributo (nella sua brevità) privilegia un’analisi del sentimento della gratitudine strettamente legato al contesto delle relazioni interpersonali trascurando – intenzionalmente – altre prospettive che la letteratura propone.
E’ solo un grazie…
Il sentimento della gratitudine gioca un ruolo “pivotal” nella costruzione e nel mantenimento delle relazioni interpersonali. Come sostiene Nossa: “Il cuore ama la gratitudine”, ricevere testimonianze di gratitudine fa bene al cuore.(3) Ciascuno di noi ha bisogno del riconoscimento e della stima degli altri. La psicologia suggerisce che, anche chi esprime questo sentimento ricava benefici impagabili. Nel vocabolario “grazie”, propriamente plurale di grazia, deriva dal latino gratia dai significati variegati, fra cui amicizia, favore, piacevolezza, gratuità, e non ultimo gratitudine, infatti, a sua volta deriva da gratus grato. Una mole di qualità e sentimenti positivi assolutamente fuori dal comune si concentra in questa parola, comunissima.
Lo scultore Antonio Canova rappresenta molto bene l’intreccio delle mani delle tre Grazie, a simboleggiare il triplice ritmo della generosità: l’offrire, l’accettare e il restituire”. Infatti, già i Romani usavano l’espressione gratias agere ovvero “rendere grazie”.(4) Quando si pronuncia “grazie” davanti anche a un gesto minuto, anche solo dinanzi all’intenzione, vi si attribuisce un inestimabile valore che nobilita oggetto e soggetto, un marchio intrecciato, complesso, consapevole, simbolo e segno di favore amicale, di bellezza e piacere, di gentile e autentica riconoscenza; quella gratitudine sentita che è propria di chi sa l’intima statura delle cose, l’altezza di quel valore riconosciuto.(5)
Gli effetti del sentimento di gratitudine sulla salute e il benessere
Secondo la psicologia positiva, la gratitudine è un sentimento di apprezzamento per qualcosa o per qualcuno che produce una positività duratura ed è associata con il benessere fisico ed emotivo (Wood et al., 2010).(6) Evidenze scientifiche recenti, riportano effetti positivi nella pratica della gratitudine: induce un aumento di emozioni positive (ottimismo, felicità), benefici sulla salute complessiva, ad esempio, riduce il livello di stress, facilita il sonno, aumenta livello di energia personale, favorisce un maggior numero di connessioni sociali.
Lo studio di Bartlett et al. (2012)(7) mostra una correlazione tra il sentimento della gratitudine e l’aumento della soddisfazione nella relazione sociale; così anche ricevere espressioni di gratitudine aumenta il comportamento pro sociale e inclusivo.(8-9)
La gratitudine nella relazione di coppia
L’attitudine alla gratitudine migliora anche la vita di coppia. Tuttavia, nella relazione di coppia la gratitudine per funzionare chiede “reciprocità”: i partner dovrebbero agire comportamenti gentili, di premura, ed esprimere gratitudine nel riceverli. Si tratta di non dare per scontate le azioni.(10) Quando c’è reciprocità di gratitudine, si rafforza la relazione rendendola più solida e duratura, aumentano la fiducia e l’intimità e si sviluppa una maggiore capacità di affrontare, insieme, in modo costruttivo le difficoltà, i malintesi e i litigi. Entrambi i partner godono di un maggiore benessere emozionale individuale.
Alcune suggestioni di A.M. Cebrelli per incrementare il sentimento di gratitudine nella vita di coppia riguardano semplici esercizi da fare (anche da soli):
a) tenere un diario annotando le azioni, i pensieri, le situazioni piacevoli, le gentilezze inaspettate o usuali che ha fatto la persona che ami, per le quali puoi essere grata o grato; scrivere come ti sei sentito in quel momento e come ti fanno sentire nel momento in cui le stai ricordando;
b) porre l’obiettivo di ringraziare esplicitamente con una parola o con un gesto il partner, ogni volta che noti un’attenzione, un pensiero gentile (anche se quotidiano) nei tuoi confronti;
c)programmare settimanalmente almeno un gesto “straordinario” di gentilezza e gratitudine che sai potrà far piacere alla persona che ami.(10) La gratitudine ha a che fare con l’intelligenza emotiva che si basa su un’importante caratteristica delle relazioni interpersonali: il comportamento genera comportamento (non si può non comunicare).
L’approccio neuroscientifico spiega i meccanismi di rispecchiamento per le azioni (simulazione incarnata) che sono coinvolti nella nostra capacità di condividere le emozioni e le sensazioni altrui; il più esplicito tra questi meccanismi riguarda la mimica facciale: quando osserviamo gli altri esprimere una data emozione, i muscoli del volto dell’osservatore si attivano in maniera congruente con un’intensità che appare proporzionale alla sua natura empatica (Gallese & Guerra, 2015)(11).
Il nostro comportamento può essere la causa delle reazioni degli altri. Ciò impone di essere consapevoli di come ci sentiamo e di come si possono sentire gli altri; la consapevolezza può aiutarci a costruire e mantenere relazioni reciprocamente gratificanti.
La gratitudine nel contesto educativo – formativo
Una delle frasi che ci siamo sentiti ripetere dal genitore durante l’infanzia: “Che cosa si dice?” e, naturalmente, dovevamo rispondere: “grazie”. In principio, pur non comprendendo il significato di questa parola, la dicevamo soltanto per accontentare i nostri genitori. Con questo comportamento si otteneva l’approvazione del genitore che volevamo far felice, a prescindere dal motivo del ringraziamento. Un mondo pieno di grazie è il mondo che tutti desideriamo, un mondo pieno di favori e contatti umani. Forse è questo lo sforzo dei genitori di insegnare ai bambini a ringraziare?
Con lo sviluppo, ringraziare diventa un automatismo, tanto da perdere – a volte – nella quotidianità il significato profondo e il suo reale potenziale. Ogni tanto fermarci a riflettere sul significato della parola grazie fa bene alle relazioni famigliari. Saper ringraziare è una vera e propria capacità emotiva. Nel dire grazie a un figlio, gli stiamo esprimendo che siamo felici di quello che ci ha donato, diventa ancora più forte se è accompagnato da un sorriso e uno sguardo accogliente. Farlo sarà più facile che senta e comprenda il valore profondo.(12)
Nell’ambito della relazione educativa, di frequente lo studente è grato al docente per il successo ottenuto in una performance eccellente, un compito ben fatto, un esame orale o scritto brillante; di rado, invece, lo studente ringrazia il docente o il suo tutor quando riceve un feedback sincero e costruttivo che segnala obiettivi di apprendimento non raggiunti o bisogni formativi rilevanti. Difficile essere riconoscenti per ciò che può sembrare scomodo e ingiusto in quel momento, ma che alla fine, nel tempo, si può dimostrare un’opportunità di crescita. Anche le esperienze spiacevoli potrebbero diventare un motivo per essere riconoscenti.
La gratitudine nel contesto lavorativo
Trascinati dai ritmi della vita moderna, dire grazie è un aspetto che si tende a trascurare. La gratitudine non solo fa bene al corpo e alla psiche, sembra aumentare la produttività e l’efficienza sul lavoro, migliorando le relazioni.
Nel 1965 è nato alle Hawaii il World Gratitude day per prendere consapevolezza delle cose per quali vale la pena di dire grazie. Il WGD ci ricorda che la gratitudine aumenta la forza di fare, di pianificare, di orientare verso il risultato ed è associata a sensazioni di felicità, soddisfazione. Corbo, autrice del libro “Dire, Fare… Ringraziare”, sostiene che praticarla elimina completamente la tendenza alla lamentela, un sentimento che gioca un ruolo anche nella carriera. L’esperta assicura che ci si può allenare attraverso l’uso del “diario della gratitudine”. Dieci minuti ogni giorno per scrivere due o tre pensieri di gratitudine sulla giornata. Diventerà una pratica irrinunciabile in quanto il nostro cervello si abitua a notare le cose per cui essere grati.(13)
Jeff Weiner, Manager di Linkedin considera la gratitudine un catalizzatore per la felicità dei manager, tanto da aver cambiato la tipologia dei suoi meeting di lavoro in modo da stimolare questo processo, confortato da uno studio condotto dalla Wharton School University della Pennsylvania, secondo cui i manager che dicono grazie alle persone con cui collaborano, riscontrano una maggiore motivazione. Alla fine di un progetto dare un feedback di riconoscimento a un collaboratore che ti ha aiutato, al gruppo che ti ha assistito, o a te stesso per essere arrivato fino in fondo. Ringraziare a parole ogni volta, con sincerità, favorisce la conciliazione nei momenti di conflitto, aiuta a provare emozioni positive e a costruire relazioni forti con effetti sulla carriera e la quotidianità. Forbes, la rivista statunitense di Economia e Finanza, cita lo studio di Bersin & Associates, secondo cui le aziende che eccellono nel riconoscimento dei lavoratori sono dodici volte più propense a ottenere risultati rilevanti di business. Tanto che alcune realtà americane festeggiano la Co-workers Gratitude Week. (14)
La gratitudine va bene, ma senza esagerare! Troppo spesso, sostiene Barbara Ehrenreich, la gratitudine si mette al servizio di obiettivi discutibili: “Un dipendente della catena Walmart dovrebbe essere davvero riconoscente per aver ottenuto l’aumento di un dollaro del suo stipendio, quando la famiglia Walton, proprietaria dell’azienda, è la più ricca degli Stati Uniti? E non è narcisistico da parte dei ricchi “sentirsi riconoscenti” invece di fare di tutto per migliorare le condizioni di vita dei più poveri sui quali fanno affidamento per tanti lavori? La gratitudine ci fa semplicemente sentire meno in colpa per l’ingiustizia, conclude Ehrenreich, mentre ci vorrebbe “un impulso molto più deciso di solidarietà”.(14)
Praticare la gratitudine
Non dare mai per scontato nulla: ad esempio che il partner sappia che lo amiamo, che nostra madre sappia che le vogliamo bene…; le persone che ci stanno accanto hanno bisogno di sentirsi dire che le amiamo, di essere riconosciuti.
Non aspettarsi nulla dagli altri: un errore in cui si cade è quello di aspettarsi che gli altri facciano quello che avreste fatto voi.
Pensare al presente: si vive pensando al futuro e al passato, ciò impedisce di assaporare il presente, le cose che ci stanno intorno, di essere coscienti di tutto ciò per cui si dovrebbe essere grati.
Scrivere e consegnare: se possibile di persona, una lettera di ringraziamento a chi ha fatto qualcosa di piccolo o grande per noi e non è stato mai ringraziato.
Riferimenti bibliografici
1. Treccani Vocabolario della Lingua Italiana (2014).
2. https://www.lessissexy.com/gratitudine-e-riconoscenza/. Accesso il 2 Giugno 2018.
3. Nossa I. “Il Potere e la Magia della Gratitudine” ( 2015). Uno Editore: Torino.
4. https://it.wikipedia.org/wiki/Grazie_(mitologia). Accesso il 31 Maggio 2018.
5. https://unaparolaalgiorno.it/significato/G/grazie. Accesso il 31 maggio 2018.
6. Wood AM, Froh JJ, Geraghty AW. (2010). Gratitude and well-being: a review and
theoretical integration. Clin Psychol Rev. 30(7), 890–905.
7. Bartlett MY, Condon P, Cruz J, Baumann J, Desteno D. (2012). Gratitude: prompting
behaviours that build relationship. Cogn Emot. 26 (1), 2-13. doi:
10.1080/02699931.2011.561297.
8. Grant AM, Gino F. (2010). A little thanks goes a long way: Explaining
why gratitude expressions motivate prosocial behavior.
J Pers Soc Psychol. 98(6), 946-55. doi:
10.1037/a0017935
9. Ma L. K., Tunney R. J., & Ferguson E. (2017). Does gratitude enhance prosociality?: A
meta-analytic review. Psychological Bulletin, 143(6), 601-635. doi.org/10.1037/bul0000103
10. https://vimeo.com/annamariacebrelliCebrelli A.M.
11. Gallese V., Guerra M. (2015). Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze. Cortina:
Milano.
12. https://lamenteemeravigliosa.it/semplicemente-grazie/ Accesso il 31 maggio 2018.
13. Corbo A. (2015). Dire, fare…Ringraziare. Abbiamo sempre un motivi per essere grati. Do
it human Editori: Milano.
14.https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/feb/12/gratitude-narcissistic-selfimprovement-
oliver-burkeman.